Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (Fil 3,8-14)

Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.

Saulo, prima di incontrare Cristo, fariseo osservante e scrupoloso perché convinto della sua giustizia derivante dalla legge. Trasformato da Cristo sulla via di Damasco e battezzato in «Paolo» dal discepolo Anania (At 9,17). Paolo taglia con il suo passato e con le sue tradizioni per accogliere la novità del Vangelo.

Stupenda l’espressione: «Di fronte alla sublimità della conoscenza di Gesù Cristo tutto ho lasciato considerandolo spazzatura». L’unico suo scopo diventa raggiungere «la conoscenza» di Cristo.

“Conoscere” nel linguaggio biblico implica un’adesione attiva e profondamente radicata di tutta la persona a Cristo: Paolo vuole conformare tutti i suoi pensieri, le sue parole, i suoi giudizi e il modo di comportarsi al messaggio di Cristo Signore.

Pur di guadagnare Cristo, preferisce perdere tutto il suo passato fatto di zelo nella sequela della fede dei padri e di appartenenza al popolo eletto. La fede in Cristo è quella che giustifica grazie alla fiducia che ripone in Lui.

Paolo, con il dono della fede, aspira a farsi «uno» con Cristo, anche attraverso le sofferenze e la morte, per aprirsi poi alla speranza della risurrezione. Conquistato ormai da Cristo è un innamorato di Cristo, ma non presuntuoso come uno che si sente sicuro delle sue certezze; Paolo dichiara apertamente di essere ancora lontano dalla meta, è cosciente dei propri limiti, non si illude di essere arrivato al traguardo.

Si esercita nella corsa come un discepolo affascinato da Cristo Gesù, il suo cuore è tutto volto a Gesù. Non desidera altro, la sua vita è protesa a niente altro se non verso Cristo.

Conoscere veramente Cristo deve essere per me e per voi preferire Lui, agire come agirebbe Lui, parlare come parlerebbe Lui, essere uomini e donne di preghiera come era Lui unito intimamente al Padre, gratuitamente come ci ha amati, così viviamo senza pretendere ricompensa, vigilando per vincere le tentazioni con il bene e scoprire sempre di più come agisce in noi.

Ci siamo innamorati di Cristo, uomo e Dio, di un amore autentico e puro e non possiamo giocare con Dio. «La perfezione che vogliamo trovare non è una cosa conquistata per sempre; perfezione è questo rimanere in cammino, è una continua disponibilità ad andare avanti, perché non si raggiunge mai la piena somiglianza con Dio» (Benedetto XVI).

Dietro a Cristo, sulla scia di Paolo, disponiamoci a seguire Gesù come Lui indica nel suo Vangelo aiutati anche dalla Santa Regola. Paolo, aprendo le porte del suo cuore a Cristo, ha conosciuto il vero significato della croce unita all’amore, il vero senso della fede e il valore della legge osservata con amore.

Cristo Signore, mio Dio, il tuo amore supera ogni limite e confine! Ci hai amato non per scherzo né per un momento, ci hai amato per sempre e gratuitamente. Vogliamo amarti anche noi. Rendici capaci di spogliarci dall’orgoglio e dall’egoismo per essere riempiti di Te, per appartenerti pienamente nel tempo presente e nel tuo Regno glorioso ed eterno. Amen