Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 15,54-58)
Fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: «La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?» Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
Con questa lettura si conclude il discorso sulla risurrezione del capitolo 15 della prima lettera di Paolo ai cristiani di Corinto.
La vita nuova che riceviamo assume un’ultima connotazione che non appartiene a questo mondo: è incorruttibile e immortale, questa è la vita vera ed eterna. Si compie la promessa: «Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate […] ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,4-5). In pochi versetti, la Scrittura ci fa capire la novità della vita che ci aspetta e verso cui camminiamo e godiamo per la bontà infinita di Dio.
Fame, malattia, dolore, violenza, odio, pianto, ecc., fanno parte di questo mondo, invece, nella nuova dimensione, emerge la vittoria di Cristo sulla morte; Cristo che ha aperto una via di luce che non potrà più spegnersi né indebolirsi. Cristo è il vivente e noi siamo con Lui come risorti in uno stato non più paragonabile alla vita di questo mondo.
Questa è la grande visione della speranza cristiana, che si dilata su tutti i giorni della nostra esistenza e ci vuole risollevare. Noi cristiani crediamo che nell’orizzonte di questa vita c’è un sole che illumina per sempre. Crediamo che i giorni più belli devono ancora venire. Siamo uomini e donne più di primavera che di autunno.
Insieme a Paolo inneggiamo alla vita che non ci è più tolta grazie alla vittoria di Cristo risorto.
Conclusa la catechesi della beatitudine finale ed eterna, grazie alla vittoria di Cristo riportata dopo la sua passione e morte, Paolo ritorna, per così dire, con i piedi per terra e invita tutti noi a impegnarci in questo mondo, certi che tutto il bene prodigato, tutto l’amore diffuso intorno a noi, non va perduto, tutto viene scritto. Incoraggia i cristiani a perseverare nella fatica, potremmo anche dire, a combattere la buona battaglia della fede, animati dalla speranza che tutto viene conservato per la vita eterna.
Preghiamo
Ti lodiamo Dio e ti glorifichiamo:
ci hai tratto dal suolo,
ma il tuo soffio ci ha resi a Te simili.
Noi ribelli e ostinati,
alla tua voce non abbiamo obbedito.
Su noi hai effuso la tua bontà
chiamandoci alla riconciliazione.
Non ti arrendere mio Dio
di richiamarci alla vita
fino al giorno del tuo ultimo appello.
Amen.
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