Dalla Lettera agli Ebrei

Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno. (Eb 4,14-16)

La prima lettura da Isaia 53,10-11 getta luce alla seconda lettura sulla quale meditiamo: Cristo Gesù, Vittima e Sacerdote. Gesù, sia con la sua discesa che ascesa, è il grande Sacerdote al quale rendere conto della nostra vita. Davanti a Lui siamo quel che siamo, senza maschere. «Signore tu mi scruti e mi conosci […] ti sono note tutte le mie vie […] tu mi conosci fino in fondo» (Salmo 138).

È lo sguardo di un “Padre” che ha inviato dai Cieli il Verbo della Vita, suo Figlio fatto uomo in Gesù per riannodare la nostra amicizia con il Padre che ci ha creati, che ci ha voluti per condividere la sua felicità con noi, ormai lontani per il peccato. Il Padre non ci ha diseredati perché fragili e ingrati «Dio ha tanto amato il mondo da mandare il Suo Figlio Unigenito» (Gv.3,16) e «Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio» (Gv. 3,1-2) Con il Sacrificio di se stesso, da parte di Cristo al Padre, «divenne fonte di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono» (Eb 5). Per questo è Vittima e Sacerdote, «misericordioso e fedele». La misericordia e la fedeltà nei nostri confronti sono di grande consolazione. Ci troviamo difronte a un Gesù che è anche Dio e Padre «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv. 10,22-30).

Il Suo sacerdozio si è consumato sulla croce e continua ad esercitarlo nei Cieli: è il Vivente, ripetiamo, e intercede a nostro favore. Sacerdote e anche Vittima: benché Figlio di Dio, imparò da quello che soffrì quanto sia duro per l’uomo obbedire e accettare la volontà di Dio (Eb. 5,8).

La nostra fede poggia saldamente sulla Pasqua. La sua celebrazione come mistero della Passione, Morte e Risurrezione del Signore, si fa presente realmente nel mistero dell’Eucarestia «centro e anima della sacra liturgia» (Redemptor hominis di S. Giovanni Paolo II) Dunque «Accostiamoci con fiducia al tronco della grazia», all’Eucarestia! Ricordiamo quello che disse Gesù un giorno nella sinagoga di Cafarnao: «Io sono il pane Vivo disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno» (Gv. 6,51). La fede, soltanto la fede, ci dice che è effettivamente così.

Padre ti ringraziamo per il Tuo Figlio fattosi Vittima e Sacerdote. Ha eliminato per sempre il peccato. Ha vinto la morte. È il Vivente per sempre. Ha aperto i Cieli a noi, per noi. E noi avanziamo con piena fiducia per implorare grazia, pace e misericordia. Chinati, Padre, sulla tua creatura e avvolgi con il tuo amore infinito questa umanità dimentica che da Te è stata creata e redenta. Amen