Breve introduzione al significato dell’Anno Santo 2025, in base a quanto Papa Francesco ci scrive nella Bolla d’Indizione SPES NON CONFUNDIT presentata nel mese di maggio scorso.

Il Santo Padre ha aperto il cammino ai pellegrini del grande giubileo 2025 nello scorso mese di maggio, quando ci ha consegnato la BOLLA (lettera di indizione) intitolata “LA SPERANZA NON DELUDE”, che inizia con le parole “Francesco, servo dei servi di Dio, a quanti leggeranno questa lettera, la speranza ricolmi il cuore”. Quale speranza? La speranza di ogni cristiano è quella di vivere un incontro vivo e personale con il Signore Gesù, “Porta di salvezza” (cfr. Gv 10,7.9), con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale «nostra speranza» (1Tm 1,1). Tutti speriamo. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. Il cristiano si mette in cammino, ha una meta, guarda avanti con fede e con tenacia. Il pellegrinaggio esprime un elemento fondamentale di ogni evento giubilare. Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio a piedi favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità. La celebrazione del Giubileo 2025 vuole lanciare al mondo un messaggio universale di speranza, rappresentando un invito a unirsi nella ricerca di una vita piena e significativa basata sulla Parola di Dio, sulla fede, unici veri valori che possono suscitare valori di solidarietà e fratellanza. L’Anno Santo sul tema della Speranza nasce dal desiderio della Chiesa cattolica di ispirare fiducia e ottimismo nelle persone di ogni età. Il motto “Pellegrini di Speranza” che leggiamo nel logo del giubileo richiama l’idea di un viaggio spirituale verso un futuro luminoso e promettente, invitando tutti, giovani e anziani, credenti e non credenti, a partecipare a questo cammino di fede, per costruire (o ricostruire) insieme un mondo migliore. La speranza, insieme alla fede e alla carità, forma il trittico delle “virtù teologali”, che esprimono l’essenza della vita cristiana (cfr. 1Cor 13,13; 1Ts 1,3). Nel loro dinamismo inscindibile, la speranza è quella che, per così dire, imprime l’orientamento, indica la direzione e la finalità dell’esistenza credente. Perciò l’apostolo Paolo invita ad essere «lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12). Sì, abbiamo bisogno di «abbondare nella speranza» (cfr. Rm 15,13) per testimoniare in modo credibile e attraente la fede e l’amore che portiamo nel cuore; perché la fede sia gioiosa, la carità entusiasta; perché ognuno sia in grado di donare anche solo un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito, sapendo che, nello Spirito di Gesù, ciò può diventare per chi lo riceve un seme fecondo di speranza. Ma qual è il fondamento del nostro sperare? Per comprenderlo è bene soffermarci sulle ragioni della nostra speranza (cfr. 1Pt 3,15).
Oggi, 8 settembre, ricordiamo con venerazione e amore la nascita della Verginee Maria . La speranza trova proprio in lei, in quella che sarà la Madre di Dio, la più alta testimone. In lei vediamo come la speranza non sia fatuo ottimismo, ma dono di grazia nel realismo della vita. Come ogni mamma, tutte le volte che guardava al Figlio pensava al suo futuro, e certamente nel cuore restavano scolpite quelle parole che Simeone le aveva rivolto nel tempio: «Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,34-35). E ai piedi della croce, mentre vedeva Gesù innocente soffrire e morire, pur attraversata da un dolore straziante, ripeteva il suo “sì”, senza perdere la speranza e la fiducia nel Signore. In tal modo ella cooperava per noi al compimento di quanto suo Figlio aveva detto, annunciando che avrebbe dovuto «soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere» (Mc 8,31), e nel travaglio di quel dolore offerto per amore diventava Madre nostra, Madre della speranza. Non è un caso che la pietà popolare continui a invocare la Vergine Santa come Stella maris, un titolo espressivo della speranza certa che nelle burrascose vicende della vita la Madre di Dio viene in nostro aiuto, ci sorregge e ci invita ad avere fiducia e a continuare a sperare.
Il prossimo Giubileo, dunque, sarà un Anno Santo caratterizzato dalla speranza che non tramonta, quella in Dio. Ci aiuti pure a ritrovare la fiducia necessaria, nella Chiesa come nella società, nelle relazioni interpersonali, nei rapporti internazionali, nella promozione della dignità di ogni persona e nel rispetto del creato. La testimonianza credente possa essere nel mondo lievito di genuina speranza, annuncio di cieli nuovi e terra nuova (cfr. 2Pt 3,13), dove abitare nella giustizia e nella concordia tra i popoli, protesi verso il compimento della promessa del Signore.
Lasciamoci fin d’ora attrarre dalla speranza e permettiamo che attraverso di noi diventi contagiosa per quanti la desiderano. Possa la nostra vita dire loro: «Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore» (Sal 27,14). Possa la forza della speranza riempire il nostro presente, nell’attesa fiduciosa del ritorno del Signore Gesù Cristo, al quale va la lode e la gloria ora e per i secoli futuri.

L’immagine delle figure che si abbracciano riflette l’idea di solidarietà e unità tra i popoli, indipendentemente dalle differenze culturali, sociali o geografiche, nell’intento di superare cristianamente barriere e divisioni, per poter sognare insieme un mondo più giusto e fraterno, in cui ognuno è chiamato a prendersi cura degli altri e a camminare insieme, dietro il Pastore.

Preghiamo

Vergine Maria, oggi noi ti ricordiamo nel giorno della tua natività, bambina nata senza macchia di peccato; molto presto sei diventata per noi Maestra di speranza, già quando in tenera età pregavi nel tempio e crescendo nella fede eri tenace nel chiedere a Dio Padre di mandare il Salvatore promesso. Tu che desideravi solo poter vivere la realizzazione di quel mistero, senza immaginare che proprio nel tuo grembo verginale si sarebbe incarnato il Figlio di Dio. Tu non hai mai cessato di sperare in quegli anni di dure prove per Gesù e neppure sotto la croce, quando hai visto il tuo amatissimo figlio morire come un malfattore, crocifisso e deriso, Lui, del quale l’arcangelo ti aveva assicurato che il suo Regno non avrebbe avuto mai fine. Madre amorosa e Maestra di fede, tu hai mantenuto viva la speranza persino in quei giorni di grande silenzio, mentre il corpo di Gesù giaceva nel sepolcro. Madre del Cristo risorto, grazie di aver accettato di diventare Madre nostra, accompagnaci in questo pellegrinaggio sulla terra, perché se tu ci tieni per mano, la nostra fede diverrà forte, la nostra speranza si rinvigorirà e insieme arriveremo un giorno alla Meta tanto desiderata, potendo dire con gioia “Eccoci, Padre, nessuno si è perso”. Amen