L’offerta per coloro che sono nella necessità non è semplice atto di generosità, è il segno tangibile che i pensieri e i sentimenti di Cristo sono entrati nel cuore di chi offre, è la prova di un’autentica fede, è la manifestazione di un amore gratuito, è la prova di fede vissuta.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (2Cor 8,7.9.13-15)
Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».
In questo capitolo Paolo vuole incoraggiarci a vivere per la gloria di Dio e non per noi stessi.
Dio è la nostra provvidenza, spesso dona più di quello che serve, affinché possiamo usare quel che abbiamo per i più poveri e indigenti. Questo porta gloria a Dio.
«La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune» (At 4,32).
Negli anni 41- 54 d.C. in diverse province dell’Impero Romano si registrarono varie carestie, quindi, anche la Palestina non fu risparmiata. Paolo si impegna ad aiutare e richiama anche le comunità cristiane a collette per aiutare gli indigenti, comprese le comunità da lui fondate.
Paolo ha bisogno di motivare il senso della sua richiesta – tanto impegnativa – quando si tratta di denaro e di beni materiali, allora come ora, si è sempre tentati di non vedere e di non sentire i bisogni degli altri… e per una ragione più o meno valida si è sempre tentati alla chiusura.
L’offerta per coloro che sono nella necessità non è semplice atto di generosità, è il segno tangibile che i pensieri e i sentimenti di Cristo sono entrati nel cuore di chi offre, è la prova di un’autentica fede, è la manifestazione di un amore gratuito, è la prova di fede vissuta. Paolo vuole stimolare i Corinzi a voler dare. Quello che facciamo per il Signore dobbiamo condirlo di un amore più grande, cioè, farlo con il cuore.
Dio guarda il cuore, dove nessuno può vedere, solo lui scruta e conosce il nostro cuore!
La condivisione dei beni è un valore evangelico, diventa un’esigenza per chi vive di fede.
Solo grazie a quella povertà che scelse il figlio, nella carne di Gesù, è permesso a tutti noi di godere la più grande ricchezza: quella di essere «eredi di Dio e coeredi di Cristo» ossia realmente, senza dubbio, suoi figli!
«Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!» (Rm 7,25).
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